"Simonyi - Papierskulpturen · Papírszobrok · Paper sculptures · Plastiche in carta",
Kunstverein Rosenheim - Budapest Galerie, 2000


Emö Simonyi - Plastiche in carta

Il figurativo, da sempre punto focale dello stile di Emö Simonyi, ha assunto nel 1998, durante il corso da lei tenuto ad Amburgo come insegnante ospite una dimensione spaziale.  Il successivo invito nella Sala per Espositioni della città di Szombathely in Ungheria ha provocato la formale prosecuzione della "variante" amburghese. Ciò ha dato agio all`intenzione di dare un posto alla pittura nello spazio, già da lungo tempo presente interiormente, ma inespressa. In questo contesto si collocano i lavori pittorici di grande formato su carta da pacchi , eseguiti già nel 1993, la cui idea fu stimolata dalla visita della retrospettiva di Wilfredo Lam nel Museo d`arte moderna a Parigi. Anche il progetto "Corpo" , realizzato nel 1988 in Italia e vincitore del "Premio Civitella 1988", ha portato figura, pittura e spazio in una nuova dimensione. Nel caso delle plastiche in carta, alte più di tre metri, eseguite per la Sala per Espositioni della città di  Szombathely, si tratta di materiale moderno di riciclaggio: le scatole di cartone sono nel loro stato originale di cubi sovrapposti e dipinte sulle facce esterne per dar luogo ad una superficie figurativa alla quale si può girare intorno. Le plastiche in carta richiedono una "tecnica di costruzione" be
n definita; in questo caso Emö Simonyi associa la tecnica medievale architettonica dei modiglioni, caratterizzata da cubi sovrapposti e allargantisi verso l'alto alle tecnologie moderne usate in architettura e nel design di carrozzerie, nelle quali materiali in sé e per sé non resistenti guadagnano in stabilità per mezzo di piegature. Il cartone, materiale a basso costo, prodotto di rifiuto della società come materiale artistico di apartenza, e la cosciente riduzione del tridimensionalismo alla sola forma cubica, portano ovviamente in sé l'influenza ideale del dadaismo e del cubismo, mentre l'archetipo dell'espressiva veste pittorica si può collocare, con buona approssimazione, nella Pop-art delle opere giovanili di Claes Oldenburg. Separato da tutto ciò si trova il desiderio di dare forma a figure totemiche di culto con le caratteristiche peculiari dell'artista pur facendo uso di un materiale leggero, comune ed economico, e di conferire al proprio lavoro la serietà e la dignità di una figura dell'isola di Pasqua. Ciò significa poter sostenere il confronto con molte tonnellate di pietra per mezzo di costruzione, statica, atteggiamento, proporzione di corpo e testa nonché aiutandosi col "peso" della veste pittorica delle plastiche.  Il risultato di tutto ciò è pieno di contraddizioni stimolanti: le figure sono robotiche ed arcaiche allo stesso tempo, hanno attributi maschili e femminili e si caricano di forti connotazioni ed impulsi sessuali. Le loro misure gigantesche come anche la loro forza cromatica stanno in contrasto con la leggerezza e la distruttibilità, il sontuoso rivestimento pittorico con il basso costo del materiale che lo sostiene, la turgida e vitale espressività di una pittura spaziale e illusionistica con pance e seni, con l'atteggiamento statico, totemico e con la calma levigatezza delle superfici di cartone. Ma anche le gigantesche teste, che ricordano le figure dell'isola di Pasqua, con le loro ripartizioni e rotazioni di cubi si pongono in un rapporto dinamico con i corpi immoti e racchiudono in sé l'espressione di una partecipazione animata.        

Gabriele Bartning (tradotto dal tedesco)